L’herpesvirus felino rappresenta il principale agente patogeno causa della rinotracheite infettiva del gatto, una malattia diffusa che colpisce principalmente l’apparato respiratorio e oculare dei felini.
La sua capacità di persistere nell’organismo attraverso il fenomeno della latenza virale rende difficile la gestione e la prevenzione dell’infezione.
In questa panoramica, esploreremo i sintomi, la diagnosi, il trattamento e le strategie di prevenzione dell’herpesvirus del gatto, al fine di promuovere la salute e il benessere dei nostri amici felini.
Il virus della rinotracheite infettiva del gatto
L’agente causale della rinotracheite infettiva del gatto è l’herpesvirus felino di tipo 1 (FHV-1), appartenente alla famiglia Herpesviridae.
Il termine “herpes” deriva dal greco “erpein” che significa “insinuarsi”, e ben rappresenta la capacità di questi virus di entrare nell’organismo e indurre infezioni persistenti attraverso il fenomeno della latenza, di cui parleremo successivamente.
L’herpesvirus del gatto e gli herpesvirus umani
Il primo storico a parlare di malattie erpetiche fu Erodoto, che chiamò “herpes febbrile” la malattia nell’uomo caratterizzata da febbre e vescicole labiali causata da herpes simplex virus.
I virus erpetici in grado di infettare l’uomo sono nove. Tuttavia, questi non possono infettare il gatto. Viceversa, allo stesso modo, l’hepesvirus felino non può causare infezione nell’uomo.
Dunque, alla domanda che molti proprietari di gatti si pongono, “ l’herpesvirus del gatto è contagioso per l’uomo? ”, la risposta è NO.

Il fenomeno della latenza virale
Gli herpes virus possono causare infezioni persistenti perchè sono in grado di nascondere il loro genoma all’interno delle cellule dell’organismo ospite e, dunque, sfuggire al controllo del suo sistema immunitario. Questo fenomeno prende il nome di “latenza virale”.
Nello specifico, l’herpesvirus felino si nasconde a livello del tessuto nervoso, in particolare nel ganglio del trigemino.
Quando l’organismo si trova sotto stress (ad es. dopo trattamenti con corticosteroidi, gravidanza e lattazione, ecc.) e si verifica uno stato di sofferenza cellulare, il virus si riattiva, esce dal suo stato di latenza e inizia a replicare, con conseguente comparsa della sintomatologia ed eliminazione virale nell’ambiente esterno.
Come avviene il contagio da herpesvirus nel gatto?
La trasmissione dell’herpesvirus felino avviene principalmente mediante il contatto ravvicinato tra gatti malati in fase acuta e gatti sani, in particolare attraverso le secrezioni oculari, nasali e faringee infette.
Alla luce di ciò, è facile comprendere come questa infezione risulti particolarmente diffusa in ambienti ad elevata densità di animali, quali colonie feline, rifugi, allevamenti e pensioni.
Inoltre, i gattini possono contrarre l’infezione dalla madre durante il parto attraverso le secrezioni vaginali e successivamente durante l’allattamento, generalmente tra le 6 e le 12 settimane di vita, quando gli anticorpi colostrali materni iniziano a diminuire.

Quali sintomi causa l’herpesvirus nel gatto?
L’infezione da herpesvirus nel gatto generalmente si manifesta in forma acuta con una forma di rinotracheite, caratterizzata da starnuti, scolo nasale e febbre.
Oltre a queste manifestazioni, l’herpesvirus nel gatto può causare sintomi anche a livello degli occhi: congiuntivite con scolo oculare (inizialmente sieroso, che spesso diventa successivamente mucopurulento), ulcere corneali, quadri di cheratite di gravità variabile.
Spesso il quadro è anche complicato da infezioni batteriche secondarie.
Occasionalmente l’herpesvirus felino può causare la cosiddetta “dermatite erpetica”, caratterizzata da lesioni cutanee consistenti in erosioni ed ulcere, croste e placche, generalmente non pruriginose, con localizzazione a livello di planum nasale, muso, regione perioculare, padiglioni auricolari e zampe.
Quanto dura l’infezione da herpesvirus nel gatto?
Nelle forme cliniche non complicate, i sintomi scompaiono generalmente entro 10-14 giorni. Tuttavia il processo di riattivazione del virus e la continua infezione a carico dei turbinati nasali possono causare un danno permanente, predisponendo il gatto allo sviluppo in età adulta di riniti, sinusiti e congiuntiviti croniche.
Quando l’infezione da herpesvirus nel gatto è complicata dalla concomitante presenza di altri virus e batteri (ad es. calicivirus, Chlamydia felis, ecc.) o altre patologie o condizioni immunodeprimenti, può presentarsi in forma più grave e, se non curata, può anche portare a morte (soprattutto nei gattini).
Come si diagnostica l’herpesvirus nel gatto?
La rinotracheite infettiva, che altro non è che una comune forma di raffreddore nel gatto, può essere causata, oltre che dall’herpesvirus felino, anche da altri virus e batteri, quali:
- calicivirus felino
- Chlamydia felis
- Bordetella bronchiseptica
- Mycoplasma felis.
Per diagnosticare l’herpesvirus felino, è necessario ricercarlo attraverso dei test molecolari, a partire da tamponi nasali, oro-faringei, congiuntivali e corneali.
Come si cura l’herpesvirus nel gatto?
Ad oggi non esiste una terapia antivirale specifica per l’herpesvirus del gatto.
Tra i farmaci disponibili per uso umano, per i quali è disponibile letteratura scientifica su sicurezza ed efficacia nella specie felina che ne ha suggerito la possibilità di impiego nel gatto, sono menzionati il ganciclovir per uso topico e il famciclovir per uso orale.
Poiché, nella maggior parte dei casi, se non sono presenti complicazioni, i sintomi clinici si risolvono da soli, è possibile supportare e velocizzare questo processo di guarigione seguendo una serie di semplici accorgimenti:
- lasciare il gatto a riposo in casa
- mantenere puliti naso e occhi e liberi dalle secrezioni
- favorire l’alimentazione
- umidificare l’ambiente e fare delle sedute di aerosol con soluzione fisiologica
- somministrare integratori ad uso veterinario specifici per il gatto con herpesvirus (come quelli contenenti lisina e lattoferrina).
Inoltre, ci sono molti rimedi naturali che possono essere utili, tra cui il fungo medicinale Chaga.
Chiaramente, nei casi più gravi (ad es. in presenza di febbre, anoressia e difficoltà respiratorie) è opportuno portare il gatto in visita dal Veterinario al più presto.

Come prevenire l’infezione da herpesvirus felino?
Nei luoghi dove è presente un sovraffollamento di gatti (come gattili, colonie feline, allevamenti, pensioni…) le norme di profilassi igienico sanitaria sono fondamentali per limitare il rischio di contagio. Dunque, risultano indispensabili:
- un’adeguata pulizia e disinfezione dei locali
- l’individuazione dei soggetti portatori asintomatici attraverso controlli periodici di laboratorio
- l’osservanza di un periodo di quarantena per i nuovi animali.
Esiste il vaccino per l’herpesvirus del gatto?
Sì, esiste un vaccino per l’herpesvirus del gatto, associato ad altre valenze (calicivirus felino e virus della panleucopenia felina). Generalmente si consiglia di effettuare questo vaccino nei gattini tra le 8 e le 9 settimane di età, seguito da una seconda dose dopo 3-4 settimane e una terza dopo altrettante settimane. A quest’ultima dose, ne seguirà un’ulteriore a distanza di 12 mesi.
Dopodichè, in base al rischio, le vaccinazioni successive potranno essere triennali nei soggetti che vivono da soli in casa e non vengono portati nè in pensione nè a mostre feline oppure biennali o annuali nei gatti ad alto rischio.
In conclusione...
In conclusione, l’herpesvirus felino rappresenta l’agente eziologico principale della rinotracheite infettiva del gatto, una patologia piuttosto diffusa e caratterizzata da sintomi respiratori e oculari. La capacità di questo virus di persistere nell’organismo ospite attraverso il fenomeno della latenza virale rende la gestione dell’infezione una sfida. Sebbene non esista una terapia antivirale specifica, è possibile supportare il processo di guarigione con cure sintomatiche e misure igieniche adeguate. La prevenzione riveste un ruolo cruciale nel controllo della diffusione dell’herpesvirus del gatto, con la vaccinazione che rappresenta uno strumento fondamentale per ridurre l’incidenza e la gravità della malattia, soprattutto in ambienti ad elevata densità di felini. La consapevolezza dei proprietari e l’adozione di pratiche igieniche adeguate sono essenziali per proteggere la salute felina e ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione.
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