Disfunzione cognitiva nel cane: quando il cane ha l’Alzheimer

Il cane può avere l’Alzheimer? Certo che sì! La malattia, nota nel cane come disfunzione cognitiva, è una condizione sempre più riconosciuta e studiata in Medicina Veterinaria. Questa patologia degenerativa, simile all’Alzheimer dell’uomo, colpisce soprattutto i cani anziani, portando a cambiamenti comportamentali e cognitivi che possono essere difficili da gestire per i proprietari.
Riconoscere i sintomi e comprendere le cause della disfunzione cognitiva canina è fondamentale per garantire una buona qualità della vita al nostro fedele amico.
In questo articolo, esploreremo i segni precoci della malattia, le possibili cause e le opzioni di trattamento disponibili per aiutare i cani affetti da questa condizione debilitante.

Disfunzione cognitiva canina: quando il cane ha l’Alzheimer

La disfunzione cognitiva del cane è una patologia neurodegenerativa senile, ovvero correlata all’invecchiamento, caratterizzata dall’insorgenza di alterazioni progressivamente ingravescenti a carico del cervello che causano la comparsa di comportamenti anomali.
Poiché la variabilità di presentazione di questi comportamenti nel cane è molto ampia, alla patologia è stato conferito l’appellativo di “sindrome della disfunzione cognitiva”.

Oltre che nel cane, questa malattia è stata riconosciuta e studiata in molte altre specie animali, tra cui il gatto, e presenta numerose analogie con la malattia di Alzheimer dell’uomo. Infatti, la disfunzione cognitiva canina rappresenta oggi un valido modello per lo studio della patogenesi e delle possibili terapie della malattia nell’uomo.

Una patologia sottostimata

La disfunzione cognitiva nel cane anziano è ancora oggi una patologia piuttosto sottostimata, a causa della mancata consultazione medica da parte dei proprietari, i quali considerano nella maggior parte dei casi l’insorgenza di comportamenti anomali come una normale conseguenza dell’invecchiamento del proprio animale.

Per questo motivo, spesso si arriva alla diagnosi solo quando la sintomatologia si presenta in maniera conclamata e la patologia è già in stadio avanzato.

Quali sono i sintomi dell’Alzheimer nel cane?

I sintomi della disfunzione cognitiva nel cane sono piuttosto vari, ma vengono generalmente indicati con l’acronimo DISHA che sta per:

  • Disorientamento spaziale e temporale
  • alterazione delle Interazioni con le persone e gli animali
  • modificazione del ciclo Sonno-veglia
  • House soiling” = eliminazione inappropriata (urinazione e/o defecazione in luoghi insoliti)
  • cambiamento nei livelli di Attività.

I primi segnali che insorgono generalmente consistono nella comparsa di comportamenti inappropriati nell’ambito delle interazioni sociali, sia con l’uomo che con altri animali: ad esempio l’animale può ricercare meno attivamente il contatto e tendere all’isolamento, può mostrare maggiore irritabilità, può diventare aggressivo, ecc. oppure al contrario può mostrare iperattaccamento, può richiedere insistentemente attenzioni ecc.

Il disorientamento può essere spaziale, temporale o di entrambi i tipi.
Il disorientamento spaziale può manifestarsi come una difficoltà a spostarsi nell’ambiente familiare, ad esempio l’animale si dimentica il percorso per uscire di casa, può rimanere bloccato in un angolo o dietro un mobile, può non essere più in grado di aggirare o scavalcare degli ostacoli che si trovano lungo il suo cammino ecc.
Il disorientamento temporale può manifestarsi con la comparsa di comportamenti ripetuti e incompleti: ad esempio l’animale piò chiedere di uscire all’aperto per poi rientrare immediatamente oppure può chiedere costantemente cibo nonostante sia già stato nutrito.

Il disorientamento spazio-temporale influenza anche il ciclo sonno-veglia e i livelli di attività. Ciò si può manifestare con una maggiore tendenza a dormire di giorno, a mostrare iperattività nelle ore serali, risvegli ripetuti o addirittura insonnia durante la notte, con comparsa di comportamenti anomali come camminare senza metà o in circolo, vocalizzare, pulirsi eccessivamente fino all’autotraumatismo ecc.

Non solo, il disorientamento spazio-temporale può anche essere causa di eliminazione inappropriata. Dunque, i cani, nonostante vengano condotti all’aperto, possono urinare e/o defecare in casa (a  volte subito dopo essere rientrati), spesso anche nelle loro aree di riposo.

A causa della patologia, gli animali possono presentare deficit di memoria. Dunque, possono perdere delle nozioni precedentemente apprese, ad esempio non rispondono più correttamente al richiamo, non riconoscono più persone o animali familiari, sono più predisposti allo sviluppo di ansia e fobie a causa dell’incapacità di rispondere correttamente agli stimoli abituali e ad adattarsi ai più lievi cambiamenti.

Insomma, la disfunzione cognitiva nel cane può presentarsi con un’ampia gamma di manifestazioni e comportamenti anomali, tendenzialmente ingravescenti nel tempo.

Cause e patogenesi della disfunzione cognitiva nel cane

La disfunzione cognitiva nel cane, così come la malattia di Alzheimer nell’uomo, è una condizione legata all’invecchiamento patologico del cervello, le cui alterazioni patologiche iniziali possono precedere anche di molti anni l’insorgenza dei primi sintomi.
Nel cane si stima che le prime modificazioni strutturali a carico dell’encefalo avvengano tra gli 8 e gli 11 anni di età.

Alla base di queste alterazioni neuropatologiche vi è lo stress ossidativo, ovvero quella condizione in cui viene meno il normale equilibrio tra la produzione di radicali liberi e la loro neutralizzazione da parte di sostanze antiossidanti. A farne le spese sono soprattutto i mitocondri, gli organuli cellulari deputati alla produzione di energia, la cui funzionalità viene compromessa.

Con l’insorgere e il progredire del danno ossidativo l’organismo risponde con la produzione di sostanze ad azione antiossidante (come la proteina Beta Amiloide), le quali, però, aggregandosi nel sistema nervoso, diventano uno dei più importanti fattori di invecchiamento patologico cerebrale. Queste sostanze, infatti, si accumulano a formare degli aggregati nel tessuto nervoso, diventando dei composti neurotossici che causano la morte dei neuroni.
Oltre a questo, si instaura anche un processo infiammatorio, causa di ulteriori alterazioni patologiche.

Come si diagnostica l’Alzheimer nel cane?

Diciamo subito che non esiste un test diagnostico specifico per questa patologia.

Senza dubbio, però, il principale mezzo diagnostico è rappresentato dall’anamnesi che consiste in un’accurata intervista al proprietario del cane, per reperire quante più informazioni possibili sull’insorgenza e l’andamento dei sintomi clinici.

Una volta posto il sospetto di disfunzione cognitiva canina, la conferma diagnostica si basa sull’esclusione di ogni altra patologia potenzialmente responsabile di un quadro clinico simile.

Gli animali devono, dunque, essere sottoposti ad un’accurata visita clinica, eventualmente comprensiva di valutazione ortopedica e neurologica e devono essere effettuati gli esami del sangue e delle urine.

Ovviamente va tenuto in conto il fatto che gli animali anziani sono spesso affetti anche da altre patologie concomitanti (es. artrosi, ipertensione, patologie metaboliche ecc.). In tal caso è necessario stabilire quanto la patologia concomitante influisca o meno sul quadro sintomatologico della disfunzione cognitiva.

Se un paziente è affetto da più patologie, per ognuna deve essere attuato un opportuno trattamento. Il quadro clinico deve essere poi rivalutato e, se persistono ancora sintomi compatibili con disfunzione cognitiva, si ha la conferma diagnostica.

Esiste una terapia per la disfunzione cognitiva del cane?

Purtroppo ad oggi non esiste una cura risolutiva per la disfunzione cognitiva del cane poichè le lesioni patologiche a carico del tessuto nervoso sono irreparabili.
Tuttavia, con una diagnosi precoce e una gestione adeguata è possibile rallentarne la progressione e attenuarne i sintomi, migliorando di molto la qualità della vita dell’animale colpito.

Il trattamento delle disfunzione cognitiva canina è multimodale, cioè si interviene a diversi livelli: comportamentale, dietetico, nutraceutico e farmacologico.

Gestione comportamentale

È importante cercare di mantenere quanto più possibile allenate le funzioni cognitive dell’animale, senza però stravolgere le sue abitudini per non recargli ansia e turbamento, dunque inserendo e/o mantenendo una routine quotidiana. Alcune misure di training cognitivo che possono essere intraprese sono le seguenti:

  • adeguata attività fisica (compatibilmente con le condizioni di salute dell’animale e l’eventuale presenza di altre patologie mediche)
  • stimolazione mentale attraverso attività di gioco, esercizi di problem solving e introduzione di piccole novità
  • stimolazione sensoriale (ad es. giochi di naso e di stimolazione dell’olfatto)
  • interazioni sociali con l’uomo e altri animali.

Il Medico Veterinario Esperto in Comportamento animale è senz’altro il professionista più indicato a cui rivolgersi in questi casi. Attraverso una visita veterinaria in presenza o una consulenza in telemedicina, il Veterinario comportamentalista può impostare il trattamento comportamentale più idoneo, in base alle necessità e alle esigenze del singolo animale.

Trattamento dietetico e nutraceutico

È fondamentale che il cane riceva una dieta nutrizionalmente equilibrata e addizionata di antiossidanti (come vitamina C ed E, carotenoidi, flavonoidi, tocoferolo, selenio ecc.) al fine di contrastare quanto più possibile lo stress ossidativo che, come abbiamo visto prima, è il fattore che sta alla base della patogenesi della malattia.

Non solo. Può essere utile anche una supplementazione con acidi grassi omega 3, carnitina, vitamine del gruppo B e altre sostanze.

Così come di grande supporto può essere il ricorso a fitointegratori a base di piante e/o funghi medicinali con attività neuroprotettiva.

Trattamento farmacologico

La terapia per la disfunzione cognitiva del cane può prevedere anche il ricorso a farmaci. In tal caso sarebbe opportuno che a guidare l’iter terapeutico fosse il Medico Veterinario comportamentalista.


In conclusione...


In conclusione, anche il cane può avere l’Alzheimer. La disfunzione cognitiva canina, così si chiama la patologia nel cane, è una condizione neurodegenerativa legata all’invecchiamento che provoca la comparsa di comportamenti anomali e la perdita di nozioni e capacità apprese. Riconoscere i sintomi precocemente e intraprendere un percorso diagnostico e terapeutico adeguato è cruciale per migliorare la qualità della vita dei cani affetti da questa patologia.
Nonostante non esista una cura risolutiva, un approccio multimodale che combini interventi comportamentali, dietetici, nutraceutici e farmacologici può rallentare la progressione della malattia e alleviarne i sintomi. Il supporto di un Medico Veterinario comportamentalista può fare la differenza nell’ottimizzazione del trattamento e nella gestione quotidiana della disfunzione cognitiva canina.

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