Oggi i nostri animali hanno una aspettativa di vita molto lunga, grazie ai progressi della medicina e alle cure delle loro famiglie. L’aumento della longevità di cani e gatti porta ad un aumento dell’incidenza dei problemi legati a disfunzione cognitiva degli animali anziani.
Possiamo fare molto per far invecchiare serenamente i nostri pets e i Medici Veterinari Esperti in comportamento hanno un importante ruolo di cura e supporto. In questo articolo esploreremo insieme come il Medico veterinario comportamentalista sia una figura professionale fondamentale per una gestione ottimale della disfunzione cognitiva nel cane e nel gatto.
Disfunzione cognitiva del cane e del gatto anziano, di cosa si tratta?
La disfunzione cognitiva, o sindrome da disfunzione cognitiva dell’animale anziano, è un disturbo neurodegenerativo progressivo, principalmente associato a una ridotta capacità di apprendere, di memorizzare informazioni e di rispondere agli stimoli.
Alcuni studi hanno rilevato che dal 30 al 70% dei cani con età maggiore di 7 anni presenta segni di disfunzione cognitiva.
Si differenzia dall’invecchiamento fisiologico per gravità dei sintomi e per velocità di peggioramento. Talvolta vengono utilizzati i termini “demenza senile” o “Alzheimer” del cane e del gatto. La terminologia maggiormente utilizzata dalla comunità scientifica veterinaria è sindrome da disfunzione cognitiva, tuttavia i termini “demenza” e “Alzheimer” rappresentano bene il disturbo.
Seppur i problemi non siano identici, vi sono infatti varie similitudini tra questi disturbi descritti nell’essere umano e quelli descritti in medicina veterinaria.
Come si manifesta la disfunzione cognitiva nei cani e nei gatti
Tra i sintomi più comuni della disfunzione cognitiva nel cane e nel gatto troviamo:
- disorientamento spaziale: gli animali vagano nel proprio ambiente come se perdessero l’orientamento e non riconoscessero la propria casa;
- alterazioni del ciclo sonno-veglia: gli animali possono dormire molto di giorno ed essere attivi di notte, con attività motoria e vocalizzazioni;
- cambiamenti nelle abitudini eliminatorie: i gatti cominciano ad urinare e/o defecare fuori dalla cassetta igienica, i cani fanno i bisogni in casa nonostante fossero precedentemente abituati a sporcare fuori casa;
- comportamenti ripetitivi: gli animali ripetono uno o più comportamenti in modo stereotipato, ad esempio girare in tondo nella stanza, abbaiare e miagolare al “nulla”;
- cambiamenti nelle interazioni sociali: gli animali manifestano meno motivazione ad interagire con le persone e con altri animali;
- insorgenza di stati d’ansia e di paura, ad esempio problemi al distacco dai proprietari possono insorgere in relazione ai deficit cognitivi;
- cambiamenti nel livello di attività: gli animali sembrano più apatici e meno desiderosi di muoversi e di giocare;
- aumento del nervosismo e talvolta, insorgenza di comportamenti aggressivi: essi possono essere legati sia allo stato emotivo (es. paura) sia a fastidi fisici.

Il ruolo del Medico Veterinario Esperto in comportamento nella cura della disfunzione cognitiva del cane e del gatto anziano
I Medici Veterinari Esperti in comportamento effettuano diagnosi e percorsi terapeutici per identificare e trattare il problema. Lo scopo è quello di rallentare il processo di neurodegenerazione, rasserenare gli animali (e di conseguenza le loro famiglie), alleviare i sintomi, mantenere un livello accettabile di capacità cognitiva.
Il Medico Veterinario ha anche il compito di spiegare ai familiari umani che l’animale manifesta determinati comportamenti perché ha una difficoltà, non perché vuole fare “dispetti” o perché è diventato “disobbediente”.
La diagnosi
La diagnosi di sindrome da disfunzione cognitiva spetta al Medico Veterinario Esperto in comportamento. Egli, attraverso l’osservazione del comportamento dell’animale e mediante colloqui con i proprietari, identifica l’eventuale presenza di segni di neurodegenerazione.
Spesso il Medico utilizza scale di valutazione e punteggi relativi alla presenza di segni di demenza senile e alla loro gravità, in modo da effettuare una diagnosi più precisa. Questi parametri possono essere utilizzati nuovamente a distanza di tempo per valutazioni di controllo.

Problemi fisici e disfunzione cognitiva
E’ importante escludere cause fisiche che possono portare a manifestare gli stessi sintomi della disfunzione cognitiva. Per questo, è fondamentale la collaborazione tra Medico Veterinario Esperto in comportamento e Medico Veterinario curante e/o Medici Veterinari specialisti.
Tra le patologie organiche da escludere in questi casi vi sono:
- le disfunzioni della tiroide
- artrosi
- problemi dentali
- pressione sanguigna alta
- patologie cardiache
- patologie delle vie urinarie
- presenza di masse addominali e neoplasie.
D’altro canto, se l’animale ha malattie che determinano stati di dolore o alterazioni del metabolismo, questo può peggiorare l’andamento del disturbo neurodegenerativo.
Quindi, anche la cura del fisico deve essere sempre presa in considerazione.
Sindrome da disfunzione cognitiva, “cure” possibili
Non esiste una cura definitiva, ma per rallentare il processo di invecchiamento patologico il Medico Veterinario Esperto in comportamento può progettare ed effettuare percorsi comportamentali, anche in collaborazione con Istruttori cinofili qualificati.
Questi percorsi hanno la finalità di guidare i proprietari nel far svolgere attività costruttive agli animali affetti da disfunzione cognitiva, quali piccoli percorsi motori e di propriocezione, attività di fiuto e di problem solving.
La supervisione del Medico Veterinario Esperto in comportamento è necessaria per monitorare l’evoluzione del processo ed evitare di “sovraccaricare” il fisico e la mente del cane o del gatto in terapia.
Nell’ambito del trattamento della disfunzione cognitiva, sono disponibili anche farmaci, integratori, prodotti con feromoni tranquillizzanti, utili per alleviare stati di stress e ansia, ridurre l’alterazione del ciclo sonno-veglia, rallentare la perdita di memoria.

Quindi, il Medico Veterinario Esperto in comportamento costruisce una terapia ad hoc per il paziente, che può includere varie strategie terapeutiche.
Anche prodotti nutraceutici e una sana alimentazione sono di aiuto. Il Medico Veterinario comportamentalista può collaborare con colleghi nutrizionisti, i quali possono prescrivere un cambio dieta, se necessario, e integrazioni funzionali.
Strategie di gestione dell’animale e dell’ambiente
Accanto alle attività terapeutiche e alla somministrazione di farmaci e/o integratori, la gestione dell’ambiente di vita del cane o del gatto con demenza senile riveste molta importanza.
L’ambiente deve essere preparato in modo da essere per quanto possibile stabile (ad esempio la posizione dei mobili), in modo che l’animale non si trovi disorientato dai cambiamenti.
Può essere utile aumentare i punti ciotole, ma poi lasciarli fissi così che l’animale non debba fare fatica a trovare cibo e acqua.
Per i gatti che soffrono di disfunzione cognitiva, si può aumentare il numero di cassette igieniche, posizionandole in luoghi ben accessibili ma non in luoghi di troppo passaggio.
Se il cane con disfunzione cognitiva manifesta alterazioni nel comportamento di eliminazione di feci e urine e ha problemi di incontinenza, sarebbe utile provare ad aumentare le uscite in ambiente esterno, in luoghi tranquilli ed eventualmente vicino casa. Questo permette all’animale di continuare ad avere delle corrette abitudini circa lo sporcare fuori.

Solo se la situazione fisica e cognitiva del cane non gli permettono di camminare, allora in questo caso il Medico Veterinario Esperto in comportamento può valutare l’utilizzo di traversine igieniche in casa.
In casa non dovrebbero essere presenti oggetti pericolosi per gli animali. Se necessario, si possono utilizzare cancelletti alle scale per evitare cadute.
Rendere facile l’accesso alle stanze e al letto o divano, ad esempio con scalette, permette all’animale di mantenere le proprie abitudini.
Gli animali potrebbero voler diminuire le interazioni fisiche e giocose con con i proprietari, oppure potrebbero cercare maggiormente il contatto rispetto a periodi precedenti. In questi casi, è bene assecondare i desideri dell’animale.

In linea generale, le routine giornaliere dovrebbero rimanere stabili, per aiutare l’animale ad avere dei riferimenti spazio-temporali.
E’ possibile prevenire la disfunzione cognitiva?
Non è possibile evitare in toto il calo delle capacità cognitive, ma mantenere attivi mente e fisico dell’animale durante tutti i periodi della vita può essere di aiuto nel rallentare i processi di degenerazione, fisiologici e non, così come curare la salute fisica e l’alimentazione.
Quanto può vivere un cane o gatto con demenza senile? L’aspettativa dipende da fattori individuali, ma anche da quanto precocemente è stato diagnosticato il disturbo.
Sia i Medici Veterinari che i proprietari dovrebbero prestare grande attenzione a questo tema, e la valutazione comportamentale dovrebbe essere inclusa nei check up regolari del cane e del gatto anziano.
In conclusione...
La sindrome da disfunzione cognitiva o “demenza senile” dal cane e del gatto anziano è un disturbo che negli ultimi anni viene evidenziato dai proprietari e dai Medici Veterinari in una certa percentuale di animali senior. Qual è il ruolo del Medico Veterinario comportamentalista nella gestione della disfunzione cognitiva del cane e del gatto?
La figura del Medico Veterinario Esperto in comportamento è fondamentale per prevenire, diagnosticare e trattare il problema, dando supporto all’animale e al sistema-famiglia.
Un invecchiamento sereno, si può!
BIBLIOGRAFIA
- Sordo and Gunn-Moore, 2021. Cognitive Dysfunction in Cats: Update on Neuropathological and Behavioural Changes Plus Clinical Management. Veterinary Record, 188(1), e3.
- Wrightson et al., 2023. Relationship between Signs of Medical Conditions and Cognitive Decline in Senior Dogs. Animals 13, 2203.