Cannabis terapeutica veterinaria

I benefici della cannabis terapeutica sono ormai ben noti in campo umano, tuttavia anche cani e gatti possono trarne giovamento per migliorare la loro salute e il loro benessere complessivo. I vantaggi dell’uso della cannabis terapeutica in veterinaria sono ormai ampiamente riconosciuti, ma non tutti sono consapevoli della vasta gamma di applicazioni che questa offre nel campo della cura degli animali domestici. Nell'ampio spettro di problematiche trattabili con il supporto della cannabis troviamo: dolore dovuto ad artrosi, decadimento cognitivo negli animali anziani, malattie neurologiche, epilessia, malattie autoimmuni, sintomatologia legata a problematiche oncologiche ecc.

Il sistema endocannabinoide (SEC)

Prima di parlare di cannabis terapeutica e del suo utilizzo in Medicina Veterinaria, è opportuno fare una breve premessa. I fitocannabinoidi, cioè le sostanze estratte dalla pianta di cannabis, sono molto simili a molecole endogene prodotte dall’organismo, sia umano che animale. Questi cannabinoidi endogeni, detti appunto endocannabinoidi, sono presenti, oltre che nell’uomo, anche in numerose specie animali (mammiferi, volatili, rettili, anfibi e pesci).

In tutte queste specie, esiste a livello di diversi organi ed apparati, un vero e proprio sistema di recettori a cui i cannabinoidi endogeni si legano, producendo svariati effetti in diversi distretti organici, con l’obiettivo di mantenere l’omeostasi nell’organismo ovvero il fisiologico equilibrio.

I CB1 e CB2 sono i recettori per i cannabinoidi storicamente più studiati. Oltre a questi, ci sono anche altri recettori putativi dei cannabinoidi, che mediano molti degli effetti di questi composti e di altri ad essi correlati, come il TRPV1, GPR55, PPAR-α, ecc.

I recettori CB1 e CB2 sono presenti quasi in ogni organo e tessuto.

  • I CB1 si trovano soprattutto a livello di sistema nervoso centrale (cervelletto, ippocampo, corteccia ecc.) e anche in alcuni tessuti periferici (milza, apparato riproduttore, sistema urinario, apparato cardiocircolatorio, apparato gastrointestinale ecc.).
  • I CB2 invece si trovano prevalentemente in periferia nei tessuti linfoidi (come milza, tonsille, e linfonodi) e sulle cellule leucocitarie (linfociti, mastociti, ecc.).

Endocannabinoidi e recettori fanno parte del cosiddetto sistema endocannabinoide (SEC) che regola numerosi processi metabolici, quali:

  • regolazione del sonno
  • regolazione dell’appetito
  • regolazione delle funzioni riproduttive
  • controllo motorio (coordinazione)
  • sviluppo del cervello
  • regolazione delle funzioni cognitive (attenzione, memoria e apprendimento)
  • neuroprotezione
  • percezione del dolore
  • modulazione immunitaria
  • regolazione della proliferazione delle cellule neoplastiche
  • regolazione cardiovascolare.

Il legame dei cannabinoidi ai recettori del SEC produce effetti:

  • analgesici
  • antinfiammatori
  • antiossidanti
  • neuroprotettivi.

Gli endocannabinoidi, principalmente rappresentati dall’anandamide (AEA) e dal 2-arachidonoil-glicerolo (2-AG), vengono prodotti a partire da precursori presenti nelle membrane cellulari e rilasciati “on demand”, cioè al bisogno, dove e quando risulti necessario, in seguito a stimoli fisiologici o patologici. Successivamente si legano ai recettori CB1 e CB2 e subito dopo la loro azione vengono degradati da specifici enzimi intracellulari. Dunque, vengono prodotti e agiscono solamente nel momento del reale bisogno, senza essere immagazzinati nell’organismo.

I fitocannabinoidi

I fitocannabinoidi, cioè i cannabinoidi di origine vegetale che si estraggono dalla pianta di Cannabis sativa, vanno a mimare gli effetti di quelli endogeni offrendo numerose possibilità di utilizzo.

Queste sostanze sono prodotte in grandi quantità nei cosiddetti tricomi dalla cannabis, strutture ghiandolari specializzate che si trovano nelle infiorescenze femminili e rappresentano il sito di biosintesi e di accumulo di questi composti.

Sono stati identificati più di 140 fitocannabinoidi, molti dei quali ancora poco studiati. Quelli senz’altro più noti sono il THC e il CBD.

Il THC o Delta-tetraidracannabinolo esplica la sua azione principalmente a livello dei recettori CB1 e, dunque, a livello del sistema nervoso centrale e periferico. È caratterizzato da spiccate proprietà psicoattive.

Il CBD o Cannabidiolo è un fitocannabinoide ampiamente utilizzato a livello terapeutico per i suoi spiccati effetti antinfiammatori, analgesici, ansiolitici e antipsicotici. Legandosi prevalentemente ai recettori CB2 non ha effetti psicoattivi (a differenza del THC). 

Un altro fitocannabinoide di cui più recentemente si sono studiati gli effetti è il Cannabigerolo (CBG).

Molto generalizzando possiamo dire che il THC, il CBD e gli altri fitocannabinoidi possono essere utili:

  • nel controllo del dolore
  • per contrastare l’epilessia (ruolo antiepilettico)
  • nel controllo di nausea e vomito
  • per stimolare l’appetito
  • nel controllo dell’ansia
  • per contrastare l’espansione e la metastatizzazione tumorale (ruolo antitumorale).

Non solo fitocannabinoidi, ma anche terpeni e flavonoidi

Nella pianta di cannabis sono presenti anche altre sostanze attive oltre ai fitocannabinoidi: terpeni, flavonoidi e altri componenti (acidi grassi, alcoli, aldeidi, chetoni, minerali, vitamine…).

I terpeni sono molecole aromatiche tipiche delle piante e responsabili del loro profumo e sapore caratteristico. La cannabis è una delle piante con la maggiore complessità di terpeni, se ne contano infatti circa 150 tipi.

I terpeni sono coinvolti nella modulazione degli effetti dei fitocannabinoidi, di altri terpeni e flavonoidi, oltre a produrre i loro propri effetti farmacologici per interazione diretta con il SEC.

Alcuni dei terpeni maggiormente rappresentati nella pianta di cannabis sono:

  • il mircene, caratterizzato da proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e analgesiche, sedative e miorilassanti, molto utile in caso di artrosi e dolori muscolari e articolari
  • il limonene, caratterizzato da proprietà antidepressive, ansiolitiche, immunostimolanti, antimicrobiche e antitumorali
  • il β-cariofillene, in grado di legarsi ai recettori del SEC alla pari dei fitocannabinoidi, esercitando effetti antinfiammatori e antidolorifici, ma anche ansiolitici
  • il linalolo, presente in grandi quantità anche nella lavanda, caratterizzato da proprietà sedative e ansiolitiche, analgesiche e anticonvulsivanti
  • il pinene, caratterizzato da proprietà antinfiammatorie, broncodilatatrici e toniche del sistema nervoso centrale.

I flavonoidi sono composti polifenolici aromatici molto popolari nella nutrizione e nella medicina per i loro effetti antiossidanti.
Quelli isolati nel fitocomplesso di cannabis sono circa 23; di questi alcuni sono presenti in altre specie vegetali, come quercitina, luteolina e kempferolo; altri come la cannaflavina sono presenti soltanto nelle piante della specie Cannabis.

Tutti i flavonoidi presenti nella cannabis, ma soprattutto la cannaflavina, hanno attività antiossidanti ed antinfiammatorie.
I loro effetti sono dovuti in parte alle loro proprietà fisiologiche e in parte alla loro interazione con tutti gli altri componenti della cannabis e alla conseguente modulazione del SEC.

Cannabis e canapa: c’è differenza?

La differenza è solo ed esclusivamente terminologica. Infatti, quando ci si riferisce alla pianta usata a fini industriali, generalmente si parla di canapa; mentre quando la si utilizza per fini medici si usa il termine cannabis. Dal punto di vista botanico, però, la pianta è la stessa ovvero la Cannabis sativa.

Cannabis light e cannabis terapeutica

I due prodotti sono entrambi ricavati dalla Cannabis sativa, ma presentano differenze notevoli dovute ai diversi livelli di THC e CBD.

La cannabis light è ottenuta da piante selezionate per il loro basso contenuto di THC e per la ricchezza di CBD. Il termine “light” indica proprio la presenza minima di THC in questa sostanza, che deve essere inferiore allo 0,2%. La bassa concentrazione di THC permette di evitare che la sostanza abbia effetti psicotropi.

La cannabis terapeutica o medica, invece, contiene una quantità di THC maggiore (che può arrivare anche fino al 22% circa). Si tratta di un tipo di Cannabis che viene prodotta solamente per uso medico e che soddisfa gli standard qualitativi per l’uso del prodotto come medicinale. Può essere reperita esclusivamente in farmacia dietro presentazione di ricetta medica.

Come può la cannabis essere d’aiuto per cani e gatti?

L’utilizzo della cannabis (con o senza THC) risulta principalmente utile per cani e gatti:

  • in caso di dolore neuropatico, oncologico e derivante da problemi osteoarticolari cronici (per maggiori informazioni, leggi il nostro articolo “CBD e Cannabis Medica per alleviare il dolore da osteoartrosi nei cani”), grazie alla sua attività analgesica
  • nei pazienti epilettici per ridurre la frequenza e l’entità delle crisi epilettiche, grazie all’azione anticonvulsivante del fitocannabinoide CBD in particolare
  • in caso di problematiche dermatologiche associate a prurito
  • nella gestione delle patologie digestive, in particolare condizioni cliniche persistenti come coliti croniche, patologie da malassorbimento e infiammatorie croniche intestinali
  • in caso di problematiche neurologiche come deficit cognitivi senili, nevriti e fenomeni ictali
  • per stimolare l’appetito in pazienti anoressici
  • per ridurre o prevenire nausea e vomito (anche dovuti all’uso di chemioterapici), grazie alla sua azione antiemetica
  • in caso di glaucoma, grazie alla sua capacità di ridurre la pressione intraoculare
  • in caso di asma bronchiale, grazie al suo effetto broncodilatatorio
  • per problematiche psicologiche e disturbi comportamentali
  • in caso di patologie oncologiche.

La prescrizione della cannabis terapeutica per un animale viene effettuata dal Medico Veterinario in genere quando le terapie tradizionali non hanno un’efficacia terapeutica accettabile o quando causano effetti collaterali difficilmente tollerabili dal paziente.

Quali sono le forme farmaceutiche utilizzate ad uso veterinario?

La cannabis può essere allestita in diverse forme farmaceutiche (olio, resina, gel mucoadesivo, crema transdermica ecc.), ma la più prescritta dai Medici Veterinari per la sua maneggevolezza è in assoluto è l’olio per uso orale, facile da somministrare sotto forma di gocce e dosare seguendo le indicazioni del Medico Veterinario.

In pratica, l’olio di cannabis ad uso veterinario è un farmaco pronto all’uso: il farmacista allestisce la preparazione secondo le direttive del Medico Veterinario e il proprietario dell’animale esce dalla Farmacia con il prodotto in mano, che può immediatamente e facilmente somministrare all’animale, che generalmente lo accetta sia come sapore che forma di somministrazione.

Come si somministra l’olio di cannabis ai cani e ai gatti?

L’olio di cannabis può essere somministrato al cane e al gatto direttamente in bocca, per via transmucosale, facendo cadere le gocce sulla mucosa gengivale.

Se questa via di somministrazione risulta difficoltosa, si possono far assumere all’animale mescolandole con pochissimo cibo gradito.

È meglio evitare di disperdere le gocce nel pasto completo, altrimenti il rischio è che l’animale tralasci del cibo, insieme al farmaco in esso contenuto.

Quali effetti collaterali può causare la cannabis in cani e gatti?

I vari studi clinici e i case report sull’utilizzo dei prodotti a base di cannabis in cani e gatti hanno evidenziato solo lievi effetti collaterali, come diarrea, aumento degli enzimi epatici o vomito, senza particolari ripercussioni cliniche.

Questi effetti collaterali sono in genere sporadici nel caso di utilizzo di prodotti con solo CBD, mentre in terapie che utilizzano anche il THC sono più frequenti e possono comprendere anche atassia (mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari), ipotermia, letargia e tremori.

Rivolgersi ad un Medico Veterinario esperto in cannabis terapeutica

Per l’utilizzo della cannabis per il proprio animale domestico è consigliabile affidarsi ad un Medico Veterinario esperto nell’utilizzo di questi preparati. Questo perchè non tutti gli animali hanno lo stesso numero, tipologia e distribuzione di recettori del SEC e, di conseguenza, gli effetti di queste terapie possono essere differenti da soggetto a soggetto e vanno valutati da un occhio esperto. Il professionista saprà modulare la prescrizione della cannabis e interpretare correttamente le risposte terapeutiche.


In conclusione...


  • La cannabis terapeutica veterinaria è riconosciuta per i suoi benefici nel migliorare la salute e il benessere di cani e gatti, dimostrandosi un valido trattamento di supporto per una vasta gamma di problematiche come il dolore cronico, le malattie neurologiche, l’epilessia, e molto altro.
  • L’olio di cannabis è la forma farmaceutica più comune per l’uso veterinario, facile da somministrare a cani e gatti per via orale.
  • È consigliabile consultare un Medico Veterinario esperto nell’utilizzo della cannabis terapeutica per garantire una prescrizione adeguata e monitorare correttamente le risposte terapeutiche dell’animale.

Prenota una consulenza veterinaria in Cannabis terapeutica

ideaVet propone il servizio di consulenza veterinaria online a cura della Dott.ssa Morena Cena, Medico Veterinario, con Master in “Cannabis Medica veterinaria”, con il quale è possibile valutare la possibilità di intraprendere un trattamento con cannabinoidi per il proprio cane o gatto.

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